Carie dentali otturazione

La carie dentale: cause, sintomi, otturazione

La carie dentale è un’infezione che colpisce i denti, provocata dal proliferare di microrganismi che abitano normalmente il cavo orale. Si tratta di una delle patologie croniche più comuni: si calcola che ne sono colpiti circa un quarto dei bambini di 4 anni, e ben la metà dei ragazzi di 12 anni.
Almeno il 90% delle persone si troveranno a dover fronteggiare una carie nel corso della loro vita. Il decorso di una carie dentaria è lento, e nelle prime fasi risulta completamente asintomatico. Con il progredire della patologia, i microrganismi arrivano a compromettere la parte sensibile del dente, la polpa dentale (organo pulpare).

A questo livello sopraggiungono i sintomi tipici della carie, dovuti all’infiammazione della polpa dentale (pulpiti): dolore, ipersensibilizzazione, alitosi. Se non curato adeguatamente, un dente cariato può dare luogo a complicanze, quali granulomi dentali, ascessi, cisti dentarie, gengivite e piorrea. Il trattamento, l’otturazione, prevede come prima cosa la rimozione di tutto il materiale infetto, per poi procedere alla ricostruzione del dente con materiale idoneo (odontoiatria conservativa). Quando è interessato anche il tessuto pulpare, si procederà alla sua rimozione e sostituzione (devitalizzazione).

Cos’è una carie: eziopatologia

In condizioni ottimali, i batteri che vivono sulla superficie del dente trovano nello smalto un ostacolo che non permette il loro ingresso all’interno. Lo smalto è una barriera naturale a matrice cristallina, caratterizzato da un’elevata mineralizzazione. Quando l’acidità della bocca aumenta, però, la struttura dello smalto inizia a solubilizzarsi. Lo smalto si indebolisce e possono formarsi al suo interno dei varchi.

Si formano delle macchia bianche, definite white spots, che indicano il processo di indebolimento della struttura dello smalto, che tende a diventare porosa. Con l’aggravarsi della situazione si formano macchie sui denti di colore variabile dal giallo al marrone scuro, con superficie irregolare. Queste sono la porta di ingresso per i batteri verso l’interno del dente. È la forma iniziale di una carie. Non trovando più la barriera dello smalto, infatti, i batteri colonizzano la parte più interna, la dentina. In questo stadio la carie può essere ancora asintomatica, ma inizia a costituirsi la cavità tipica delle carie più profonde e il processo diventa più veloce.

La matrice dentinale non è predisposta per resistere all’attacco dei batteri come lo è lo smalto, per questo è tipico trovare ampi cavità nella dentina a cui corrispondono zone di compromissione dello smalto molto piccole. Man mano che i batteri raggiungono la parte più profonda del dente, la polpa dentale, si instaurano i processi infiammatori che causano mal di denti, pulpiti e possibili complicazioni.

Cause delle carie: da cosa sono provocate?

Le carie ai denti sono provocate dal proliferare dei microrganismi che abitano fisiologicamente la nostra bocca. In condizioni normali le centinaia di specie diverse di batteri coabitano in equilibrio, svolgendo, tra l’altro, un importante ruolo di controllo sull’ingresso e lo sviluppo di batteri patogeni. Quando si altera il naturale equilibrio del microbiota orale, però, batteri normalmente non nocivi arrivano a trovarsi nelle condizioni di attaccare la superficie dei denti, innescando il meccanismo della carie. Le carie dentali, infatti, sono una patologia definita multifattoriale, in quanto, per svilupparsi, necessitano di più fattori che concorrono insieme. Si tratta sia di fattori esogeni che fattori endogeni:

Fattori esogeni coinvolti nell’insorgenza della carie:

  • Igiene orale insufficiente e sviluppo di placca;
  • Dieta contenente un’eccessiva quantità di zuccheri;
  • Fumo.

Fattori endogeni come causa della carie dentale:

  • Qualità e quantità della saliva;
  • Caratteristiche dei denti;
  • Predisposizione genetica.

Denti cariati, placca e Streptococco Mutans

Fra i batteri che abitano il cavo orale, uno dei maggiori responsabili dell’insorgenza delle carie dentali può essere considerato lo Streptococco Mutans. Questo batterio si nutre degli zuccheri che introduciamo con la dieta, formando una sostanza acida, che corrode lo smalto. Lo Streptococco Mutans aderisce alla superficie dei denti, su cui crea una patina che costituisce un substrato ottimale per la proliferazione di molti altri tipi di batteri. Questa è la placca batterica.

Solo con una corretta igiene orale è possibile tenere sotto controllo lo sviluppo della placca. L’igiene deve essere svolta ogni giorno, a casa, con l’utilizzo di spazzolino, dentifricio e filo interdentale e tramite sedute periodiche di igiene professionale dal dentista.

Correlazione fra alimentazione e denti cariati

Come abbiamo visto, quindi, una dieta contenente un’eccessiva quantità di zuccheri è uno dei fattori di rischio per la formazione di carie ai denti. Alimenti con un’alta concentrazione di zuccheri, come caramelle, bevande zuccherate o dolci, facilitano la formazione, da parte dei batteri, di un ambiente acido che corrompe la struttura dello smalto.

Il fumo come fattore predisponente per le carie

Il fumo risulta una pessima abitudine anche quando si parla di denti cariati. Il tabacco, infatti, favorisce la recessione gengivale e la malattia parodontale (piorrea). Il ritrarsi delle gengive porta alla scoperta dei colletti dentali, zone del dente dove i batteri possono svilupparsi e raggiungere la dentina senza l’ostacolo dello smalto.

La carie che si forma sotto alla gengiva, fra cemento e corona, è conosciuta come carie radicolare: è molto aggressiva, a rapida propagazione anche verso la radice del dente.

Un’altra caratteristica negativa del tabacco, è che ne esistono molte tipologie che contengono un’alta quantità di zuccheri, che aumentano il livello di acidità della bocca, peggiorando ancora di più la situazione.

Quantità e caratteristiche della saliva

La saliva ha, tra le sue funzioni, quella di tamponare l’acidità della bocca. Inoltre, grazie ad alcune sostanze antimicrobiche che contiene, riesce a tenere sotto controllo i microrganismi responsabili delle carie.

Una diminuzione della quantità di saliva prodotta, o un abbassamento del suo pH, favoriscono l’insorgenza delle carie ai denti.  

Una riduzione del pH della saliva fisiologico si ha in gravidanza, mentre alcune patologie, come il diabete Mellito, la sarcoidosi e il diabete insipido ne riducono la quantità. Anche alcuni farmaci, come gli antidepressivi e gli antistaminici, vanno a influenzare il quantitativo di saliva prodotto.

Caratteristiche dei denti: dove si formano le carie?

La conformazione delle arcate dentarie, oltre che le caratteristiche dei singoli denti, concorrono ad aumentare il rischio di sviluppare una carie.

Quali sono i denti più colpiti dalla carie? Come è facile intuire, i denti che più difficilmente sono raggiungibili durante le quotidiane azioni di igiene orale sono quelli che avranno più probabilità di cariarsi. Le carie dei denti del giudizio e degli altri molari sono le più comuni. Ne sono spesso colpiti anche i premolari e gli incisivi superiori, in particolar modo negli spazi interdentali (carie interdentale o interprossimale), dove si rischia maggiormente che avvenga accumulo di cibo e formazione di placca. Le carie di questo tipo possono attaccare entrambi i denti vicini, per questo si parla di carie interstiziale.

Quando si hanno arcate dentarie disarmoniche, ovvero i denti sono storti, aumenta ancora di più il rischio di formazione di placca, per la maggior difficoltà a effettuare uno spazzolamento efficace durante il lavaggio dei denti.

Anche la struttura dei singoli denti può essere più o meno a rischio. Denti con solchi molto evidenti sono in maggior misura soggetti a ristagno di cibo e placca. Le carie sui molari e premolari che si formano sulla superficie masticatoria, sono chiamate carie occlusali.

Predisposizione genetica e denti cariati

La predisposizione genetica nello sviluppo delle carie è un argomento tutt’oggi oggetto di studio. Per quanto non ci sia ancora un’evidenza scientifica, è stato dimostrato che alcune fra le persone in esame, pur avendo abitudini e caratteristiche che predisponevano alla formazione di carie, ne risultavano particolarmente resistenti.

È stata, inoltre, testimoniata una certa familiarità alla formazione di carie. Questo può essere legato sia a fattori genetici, sia alla trasmissione di cattive abitudini, come il consumo di dolci, bevande zuccherate, o una insufficiente igiene orale in famiglia.

Le diverse tipologie di carie

Per il dentista, conoscere l’esatta posizione, il grado di sviluppo e la profondità della carie, è fondamentale per mettere in pratica il corretto trattamento odontoiatrico.

Per questo, le carie dentali sono suddivise in diverse tipologie. In base alla loro evoluzione, si suddividono in:

  • Carie acute: evolvono nel giro di pochi mesi, provocando dolore e fastidio;
  • Carie croniche: hanno un’evoluzione molto più lunga, anche nel giro di un paio di anni. Nel primo periodo sono asintomatiche.

Le carie dentali vengono poi suddivise in base alla loro profondità:

  • Carie superficiali: sono le carie che colpiscono la corona dentale, quindi la parte più esterna del dente. Sono facilmente rilevabili, in quanto si presentano come macchie di colore diverso sullo smalto.
  • Carie profonda: interessa la parte interna del dente, costituita dalla dentina. Dal momento che la dentina è un tessuto molle, è comune che il processo carioso si verifichi in modo molto più rapido rispetto a quello che agisce sullo smalto. Per questo si possono avere delle grandi cavità interne, senza che lo smalto sia visibilmente compromesso.
  • Carie centrale: questa tipologia ha uno sviluppo inverso rispetto alle altre. Si sviluppa, infatti, a partire dalla polpa, in caso di infezione. Risalendo i tubuli dentinali si propaga nella dentina.
  • Carie secca: è una carie che si è arrestata senza penetrare sotto lo smalto. È asintomatica e si presenta come una macchiolina molto scura e dura sullo smalto. Deve comunque sia essere monitorata, perché potrebbe riattivarsi in qualsiasi momento.
  • Carie recidivante: si sviluppa una recidiva quando una carie non è stata accuratamente trattata. La carie torna attiva sopra o ai margini della preesistente otturazione.
  • Carie secondaria: simile alla recidiva, ma si tratta di una nuova carie, che si sviluppa in prossimità di una vecchia otturazione, ma con la quale non ha niente a che fare.

Cura delle carie dentali: otturazione o devitalizzazione?

L’unico in grado di risolvere una carie è il dentista. Per curare un dente cariato, infatti, è necessaria un’operazione meccanica di rimozione del tessuto infetto, l’otturazione.

È importantissimo, per una corretta prevenzione delle carie, tenere sotto controllo la salute della bocca. Durante le periodiche sedute di pulizia dentale, il dentista controllerà la lo stato dei denti e l’eventuale presenza di carie. In caso di dubbi, o di anamnesi particolari, il dentista potrà proporre una radiografia dentale ortopanoramica, che sarà in grado di evidenziare anche le carie occulte, cioè quelle che si sviluppano al di sotto dello smalto.

Le carie, va ricordato, possono insorgere a qualsiasi età. Per questo, è fondamentale curare l’igiene orale anche dei più piccoli. Visite di controllo vanno effettuate fin da bambini, perché le carie dei denti da latte, se trascurate, potrebbero portare alla caduta prematura del dente colpito, con un conseguente rischio di mal allineamento dei denti permanenti.

In base alla gravità della carie dentale, quindi, il dentista deciderà il trattamento più opportuno.

L’otturazione è un processo, praticato da un odontoiatra professionista, che consiste nella rimozione meccanica del tessuto cariato, tramite strumenti appositi, per poi otturare la cavità con materiali diversi. Una volta erano comuni le otturazioni con oro coesivo o amalgama d’argento, mentre oggi possiamo disporre di materiali innovativi, che rispettano alla perfezione l’estetica della bocca, come le resine composite. Le resine composite garantiscono un risultato ottimale, ricalcando la morfologia originaria del dente, compreso il colore.

Quando la carie è molto profonda ed ha ormai interessato la polpa dentaria, non rimane altro da fare che procedere alla cosiddetta devitalizzazione. Si tratta della rimozione del tessuto pulpare, con successiva sigillatura del canale pulpare con materiali specifici. È un intervento più complicato, che spesso necessita di una ricostruzione del dente con una capsula che lo protegga da future fratture e con l’eventuale inserimento di un perno interno. Il grande vantaggio della devitalizzazione, comunque, consiste nel fatto che sia possibile salvare anche denti gravemente compromessi, senza dover ricorrere alla loro estrazione.